come il neuro-trainer aiuta il recupero
- Marzia Lorini

- 7 nov 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Sonia ha 42 anni, è una “donna in miniatura”, magra, bionda e con i capelli sempre raccolti con una coda. Lavora come impiegata in un ufficio di spedizioni
Ha un dolore ad una spalla da un anno che non riesce a sistemare, ogni tanto e a seconda del movimento che fa, le duole.
Mi dice: “Non posso dare colpa nemmeno al lavoro che svolgo, perché non è pesante fisicamente.”
Dopo un attimo però si ricorda che la spalla non è stata più la stessa dopo un incidente in auto.
Va spesso dall'osteopata, che gli ha consigliato di venire da me per vedere se ci fossero altri aspetti, oltre a quello fisico, implicati in questa situazione. Le ho spiegato la differenza tra professioni terapeutiche ed educative, e che il Neuro-Training lavora per obiettivi positivi. Il mio modulo di consenso informato basato sulla Legge 4 del 2013 mi ha aiutato molto in questo caso, e in realtà coi clienti succede spesso, non sempre la burocrazia è un peso.
Abbiamo individuato, come contesto, il movimento fluido, completo e regolare della spalla.
In sessione la risposta muscolare ci ha guidato a lavorare sulle contrazioni muscolari istintive che si creano quando siamo consapevoli dell’imminenza di un urto che non possiamo riuscire a evitare.
Poi si è mostrato uno squilibrio nel rapporto tra i muscoli di entrambe le spalle, e in particolare la presenza di una reattività che “rubava” energia quando la spalla si muoveva.
Una volta finito, Sonia si è sentita un po’ confusa, come se il vecchio schema, pur doloroso, fosse per lei più familiare della situazione di equilibrio.
Qualche giorno dopo mi ha chiamato per dirmi che la sensazione di stranezza era sparita e stava finalmente prendendo confidenza con la sua “nuova spalla”.




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